lunedì, maggio 16, 2005

TALK TALK (INTERVISTE)

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INTERVISTA A MIKE STAX


Part One: Ugly Things



“UGLY THINGS is obsessed with the sounds of the past, but it's not about nostalgia, and it's not about record collecting. It's all about the MUSIC and the real life stories of the people that made the music happen. In the pages of UGLY THINGS the past continues to happen ... NOW”



1) Attualmente Ugly Things è una sorta di bibbia per gli appassionati di sixties music, com’e’ nato l’intero progetto? Dai primi numeri in stile copia e incolla si è arrivati oggi ad un layout molto professionale a un numero sempre crescente di pagine e articoli, ti va di parlare ai nostri lettori della crescita della rivista?


Ho iniziato a pubblicare Ugly Things nel marzo del 1983. Come sai, all’inizio era semplicemente una fanzine fotocopiata che vendeva circa duecento copie. Realizzarla ha rappresentato un processo di apprendimento, così ho cercato di alzare gli standard con ogni nuovo numero. Ora sono passati 22 anni, che spero abbiano portato dei miglioramenti sia nella presentazione sia nei contenuti. Sicuramente è stata d’aiuto la mia capacità di riunire un gran numero di scrittori ed altri collaboratori, ciascuno dei quali ha giocato una gran parte nella realizzazione di quello che è oggi Ugly Things.
Fin dal primo numero l’obiettivo della rivista è stato quello di sostenere e battersi per quei gruppi e musicisti sottovalutati e trascurati che venissero principalmente dai 60’s, ma alcune volte anche dai 50’s e dai 70’s, etc…
Abbiamo una sezione delle recensioni smisurata che cerca di coprire l’inondazione di ristampe che continuano a riempire il mercato. Le etichette che si occupano di ristampe coprono anche buona parte degli annunci pubblicitari sulla rivista. Più importanti delle recensioni sono in ogni modo gli articoli. C’e’ stata una tale esplosione di musica negli anni sessanta e solo una minima parte è stata digerita dal pubblico. Questo significa che ci sono letteralmente migliaia di gruppi, in ogni parte del mondo la cui musica non ha avuto l’attenzione che meritava. Molti di questi gruppi hanno storie uniche da raccontare, storie che sono spesso più interessanti e sicuramente condite con più humour e pathos delle storie ormai ultra-analizzate dei gruppi che hanno avuto più successo.Scovare questi musicisti e raccogliere le loro storie è uno degli aspetti più gratificanti del lavoro. La maggior parte di questi ragazzi hanno cercato di dimenticare il loro passato rock’n’roll, impacchettandolo e riponendolo in soffitta – alcuni di loro hanno dei figli che neanche sanno che i loro padri suonavano in gruppi. In alcuni casi considerano se stessi dei falliti perché non sono riusciti a “farcela”. E’ una sensazione incredibile, quando riesci a convincere uno di questi musicisti che quello che hanno fatto in passato ha realmente un valore e che ci sono persone oggi che vogliono ascoltare la loro musica e sentire le loro storie.

2) Quando hai iniziato a interessarti alla musica e alla cultura dei sixties?

Sono stato attirato da entrambe già da piccolo. Fin da bambino negli anni sessanta mi alzavo in piedi nella culla e ballavo al ritmo della musica che usciva dalla radio. La prima musica che ricordo di aver ascoltato attentamente è stato l’album Rubber Soul dei Beatles, che mi padre sentiva su un registratore a bobine. Subito dopo ho scoperto i Rolling Stones ed ho iniziato a interessarmi al periodo con Brian Jones. Brian Jones divenne quasi un’ossessione giovanile per me, andai perfino a Cheltenham quando avevo 14 anni per visitare la sua tomba. I primi Stones poi mi hanno portato a scoprire altri gruppi r’n’b’ inglesi come gli Animals, gli Yardbirds, Them, i Downliner Sect e i miei favoriti di ogni tempo i Pretty Things.
Insieme alla musica, sono rimasto affascinato da tutto il look e il feeling di quell’ epoca: i film, la letteratura, l’ arte, la moda e i cambiamenti sociali del tempo.

3) Quanto copie sono state stampate per l’ ultimo numero?

Per l’ ultimo numero sono state stampate 6000 copie.

4) Hai mai pensato di fare una raccolta dei primi numeri in una specie di best of, devo ammettere di essermi procurato con non poca fatica le mie copie più vecchie su e-bay, penso sarebbe bello averle raccolte in grande formato?

Avrei voluto realizzare un’ antologia delle prime uscite da molti anni. Non ho ancora deciso il miglior modo per farlo – se una riproduzione esatta o una versione riveduta e ampliata Dei migliori articoli. Il problema è che di solito sono così preso dal numero in uscita che non ho il tempo di guardare indietro ai vecchi numeri e pianificare qualche ristampa. Farò qualcosa presto comunque, lo prometto!

5) Quanto lavoro c’e’ dietro un articolo/avventura così grande come quello sui Misunderstood che si snoda negli ultimi tre numeri? E’ stato un compito difficile organizzare l’ insieme delle interviste e dichiarazioni di diverse persone e dargli una sequenza sensata? Penso che probabilmente è la cosa migliore mai apparsa sulla tua rivista?

Sono veramente contento che l’ articolo sui Misunderstood ti sia piaciuto cosi’ tanto. Questa storia significa molto per me. Dietro c’e’ stato una quantità immane di lavoro di ricerca e scrittura. Come hai notato, il compito più difficile è stato organizzare tutto il materiale. Ho intervistato dozzine di persone che avevano a che fare con la storia, così mi sono trovato con un incredibile quantità di informazioni qualche volta contraddittorie che necessitavano Di essere vagliate e messe in una forma che fosse allo stesso tempo reale e divertente da leggere. Qualche volta mi svegliavo nel mezzo della notte con la testa che mi girava piena di parole e voci. Alla fine la storia ha preso una sua direzione, e con così tante informazioni e storie ho potuto alimentarla e portarla in vita. E’ stata veramente eccitante vedere tutti pezzi mettersi insieme e prendere forma. Ho quasi finito la parte quattro ed e’ un grande sollievo ma anche un brivido creativo notevole.
6) Perché secondo te i suoni del passato sono ancora così affascinanti per i ragazzi? Sembra che i sixties non passino mai di moda?

Gli anni sessanta sono stati senza ombra di dubbio il “Rinascimento” dell’ epoca moderna. Niente prima e dopo di allora può essere paragonato al monumentale insieme di cambiamenti che sono avvenuti nel mondo e in particolare nella arti creative. Nel periodo che va dal 64’ al 68’ il r’n’r’ e’ diventato adulto ed ha raggiunto un apice creativo che non e’ stato più sorpassato. La musica rock era così giovane e fresca che quasi ogni idea sembrava nuova; le possibilita’ sembravano virtualmente illimitate. L’ energia della musica era incredibilmente positiva laddove oggi e’ colorata da dubbi e cinismo. La migliore sixities music e’ completamente senza tempo ecco perché non andrà mai fuori moda.

7) Solo pochi giorni un’ icona come Wally Tax degli Outisiders e venuta a mancare, hai qualche bel ricordo legato a lui o qualche aneddoto divertente?

Sono ancora scosso dalla notizia della morte di Wally Tax. La musica che ha realizzato (con gli Outsiders e nei suoi dischi solisti) e’ stata una grande parte della mia vita per più di vent’ anni. Se sei un fan degli Outsiders, capirai cosa intendo quando dico che la musica di Wally e la sua voce avevano un modo per raggiungerti e toccarti nel profondo. Alcuni dei miei momenti più felici li ho passati ascoltando queste canzoni o suonandole su un palco.E nei miei moment più bui e nelle mie ore più disperate questa musica mi ha dato il conforto e il sollievo di cui avevo bisogno. Ho sempre sentito che avrei avuto l’ opportunità un giorno di incontrare Wally Tax e dirgli quanto la sua musica abbia significato per me. Ora non l’ avrò più. Sono passate quasi due settimane da quando Wally ci ha lasciato e ancora non riesco a riascoltare la sua musica, non mi sento abbastanza forte per affrontare le emozioni racchiuse in queste canzoni, emozioni che sono così potenti da colpirmi dritto al fegato appena lo sento cantare. Alla fine le affrontero’ di nuovo. Metterò “Touch” sul giradischi o forse “Teach me to forget you” ma so già che nessuno potrà insegnarci a dimenticare Wally o come la sua musica ci ha toccati.

8) Puoi darci un’ anticipazione riguardo il prossimo numero, qual’ è menu?

Il numero 23 e vicino alla conclusione e sarà un altro numero corposo. Abbiamo un’ enorme cover story dedicata ai Belfast Gypsies realizzata da Richie Unterberger, interviste con il rocker francese Ronnie Bird and sui ragazzi del Brum Beat (la scena legata a Birmingham n.d.a.) come Mike Sheridan &Rick Price, i Checkmates dal Singapore, Mike & The Ravens, Charlie Crane (The Cryin Shames, Gary Walker & The Rain), un’ intervista inedita mai pubblicata con Keith Relf, e altro ancora includendo ovviamente il prossimo capitolo della storia dei Misunderstood. Spero di farlo uscire per giugno 2005 circa.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

daje, a gianlu', facce sognà...

7:15 PM  

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