martedì, febbraio 01, 2005

COURT MARTIAL IN SESSION [recensioni demo & typical Italian products]






THE DIRECTORS s\t (2004, demo, cd-r)

voto = **1/2


SUPERCANIFRADICIADESPIAREDOSI mondo cane (2004, Superper \ Gattofono \ Das Ende Der Inge, CD)

voto = ***1/2

STARFRAMES on the way to Mars (2004, demo, mp3 scaricabili)

voto = ****


Una raffichina di demo italici. Una raffichina... che era anche dovuta: tanto ai gruppi, quanto al sottoscritto recensore, visto che se si accumulano queste cose, poi diventa un casino.
Come diceva Lester Bangs in uno dei suoi pezzi giudicati non pubblicabili (Notes on PIL’s “Metal box”, del 1980), NELLA VITA NULLA VA MAI COME DOVREBBE: NEL ROCK’N’ROLL TUTTO VA COME DOVREBBE (e a fottutissima testimonianza della verità di questa frase, ormai assiomatica, porto l’esempio lampante del fatto che proprio mentre stavo scrivendo queste righe mi è arrivato un sms con cui si disdiceva un appuntamento per stasera). ED È PER QUESTO CHE IL ROCK’N’ROLL È FASCISTA. E cerchiamo di capirci subito, avendo l’intelligenza di non saltare subito in piedi come una femminista da collettivo o come un anarchico di 16 anni da centro sociale: il termine fascismo non è utilizzato con intenzioni ideologico-politiche, ma semplicemente come marcatore esemplificativo di un ordine non entropico degli eventi. Il rock’n’roll nella sua "ribellione" è rigido come un bastone di ghisa. Ha stilemi e tipologie talmente stretti da sembrare le mutandine di una modella morente di anoressia.
Dovreste saperlo, cari miei.
Tutto questo è confermato pienamente – e ogni santa volta – dalle recensioni dei demo, ossia dal tastare il polso alle retrovie più nascoste del rock’n’roll. Quelle dove si annida il sottoproletariato più oscuro della musica, quelle in cui al posto di champagne, chitarre milionarie, roadies e groupies, si viaggia a suon di birra Moretti ed Epiphone usate... e un roadie cosa cazzo è? E le groupies?
Vediamo cosa c’è qui, sulla scrivania, per illustrarvi codesto assioma aprioristico... ossia che nel rock’n’roll tutto è sempre al proprio posto e va come deve andare.

Partiamo con THE DIRECTORS, all star band della zona milanese composta dal Basetta (Oriental Beat ‘zine), il Pornacchione, Massi Lanciasassi e il Fenomeno. Non so molto altro di loro, complice anche una confezione che definire spartana è quasi un’accusa di lusso sfrenato (composizione dell’oggetto: bustina di cellophane dall’aspetto vissuto, due brandelli di post-it scritti a mano per titoli e formazione, un adesivo trasparente col nome del gruppo appiccicato sul cd-r)... ma non siamo a un contest di packaging e marketing, quindi ok. Cosa suonano i Directors? Uhmmm... direi un onesto e passionale punk glam rock’n’roll con generose siringate di pop (non so se il mio cervello è andato definitivamente in brodo, ma gli Hormones – gli HormonEs, quelli di Tim Steagall: non gli HormonAs!!! – mi sembrano un discreto termine di paragone). I riffoni sono piuttosto memorabili e non nascondono una certa predilezione verso il glam tamarro, la voce è buona e, in generale, la band viaggia compatta. Insomma, si sente quello che mio padre chiamerebbe “il mestiere”, ossia l’abilità di maneggiare la materia con una certa padronanza.
Se non fossimo in tempi ormai non più sospetti, direi che Basetta e la sua brigata vorrebbero essere nordeuropei e dividere la sala prove con i Backyard Babies o gli Hardcore Superstar; ma credo che sarebbe una semplice cantonata. Diciamo, piuttosto, che i nostri giovanotti hanno contratto e sviluppato in fase ormai cronica la malattia di gente come Hanoi Rocks e compagnia bella: si chiama rock’n’roll senza troppi fronzoli e con un bel po’ di voglia di divertirsi. Solo, per il loro bene, mi auguro che non degenerino verso lidi troppo glam\hard rock... che di buffoni che vorrebbero essere i Motley Crue ne abbiamo già un bel po’ in questo posto di cacca in cui viviamo!
Una prova promettente. E vorrei vederli live, magari...

Ecco, ora è il turno di questi SUPERCANIFRADICIADESPIAREDOSI, direttamente dal nord-est italico. Uhmmm... vediamo se siete perspicaci: cosa può fare una band con un nome del genere? Conto fino a tre. Sì bravi: siamo sul demenziale dichiarato. Ma ovviamente (e per fortuna!) non alla Elio & Le Storie Tese.
Partiamo dalla confezione,che è un bell’origami apribile di cartoncino, contenente il cd, un adesivo parodia di una multinazionale del petrolio (di cui mi sfugge il nome... quella col cane nero su sfondo giallo!) e un cane disegnato e colorato a mano, ritagliato. Che dire... il sound è un metal\macho-core\noise\grunge\rock\chi-più-ne-ha-più-ne-metta suonato con buona tecnica e con vocione che spazia dal cattivo incarognito al verso demenziale. Insomma, io lo dico col cuore in mano: non è il mio genere e non credo che ascolterò più questo CD dopo la presente esperienza. Non me ne vogliano i ragazzi coinvolti: il punto è che ognuno hai suoi gusti. Non ho molto altro da aggiungere, se non che attribuisco tre capsule di morfina e mezzo per rispetto allo sforzo. Ma sarebbero cinque, se mi soffermassi a pensare al significato di questo disco nella mia personale cosmogonia del rock. Sorry... è la vita.

E con gli STARFRAMES, from Napoli City, finisce la via crucis odierna. Sono molto giovani e hanno sfornato un paio di demo (scaricabili gratuitamente nel loro sito), amano snocciolare la parola rock’n’roll con frequenza e dicono, nell’autobiografia: “in questa fottuta città fatta di rock tetro e scontato, noi siamo qui a tenere alto il nome del fottuto rock'n roll”. Uhmmmm... non so, Napoli non è mai stata una fucina musicale, diciamolo chiaramente, ma le band partenopee che mi sovvengono non sono certo di rock tetro e scontato. Ok... tant’è: attribuiamo l’affermazione all’esuberanza giovanile. Quello che conta è la musica, no? Bene, questi nostri amici soffrono della tipica e superabilissima sindrome delle band che ancora devono sviluppare una personalità. Suonano con sufficiente competenza, ma mischiano un po’ tutto: qualche riffone garage, il pop punk più stantio, un po’ di aromi mainstream grunge, lo spettro dei Green Day, cantati ora Nirvana e ora più stile Buzzcocks, un basso troppo amante delle scale alla Rancid (in “Set fire to the world” io taglierei le dita al bassista!!!)... insomma, un bel minestrone. E, come dicono gli anglofoni: too many cooks spoiled the soup. Insomma, troppa roba mischiata porta a un risultato molto poco convincente. In breve: i ragazzi sono ammirevoli per il fatto di sbattersi, ma devono ancora fare tanta strada, soprattutto per sviluppare una propria voce e personalità. Pena l’annegamento nel calderone infernale delle migliaia di gruppi fotocopia, che in Italia non mancano certamente. Io gli mollo quattro capsule di morfina per stimolarli a fare qualcosa in più. Sono giovani, possono suonare a livello più che dignitoso... e mi pare sacrosanto che si impegnino per comporre qualcosa di meglio. Lo dico per il loro bene.

E torniamo per un secondo all’introduzione e al concetto di Mr. Bangs... cosa si evince dalla recensione di questi demo? Che nel rock’n’roll (quello VERO, non le cagate di MTV e Rolling Stone), il mestiere e la gavetta vincono. Che la gioventù è un plusvalore, ma è sprecata nelle mani dei giovani, la maggior parte delle volte. E che – infine – il demenziale troppo astruso non è rock’n’roll.
Come volevasi dimostrare... nel rock’n’roll le cose vanno come dovrebbero andare.
Nella vita no.

3 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Fin troppo buono! Io i gruppi demenziali li casso subito per principio! - Tommy Ironic

11:04 AM  
Anonymous Anonimo said...

uno scanner...no?

11:54 AM  
Blogger The Vicar said...

Lo scanner s'è rotto ciccio. Problemi

11:56 AM  

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