domenica, aprile 30, 2006

Amenità non richiesta


Esperimento di podcast. File mp3 scaricabile con selection del giorno.


Death Party (pilot show)
30 Aprile 2006 - 35'42''

Tracklist:


Black Cat Music - the bridal veil

Dubrovniks - Christine

Franti - Gloria (live)

Murder City Devils - can't seem to make you mine

Neil Young - cinnamon girl

Damnation of Adam Blessing - cookbook

Pere Ubu - final solution (live)

Television - blank generation (live 1975)

Not Moving - spider

giovedì, aprile 27, 2006




Peter Laughner & Lester Bangs - the famous Lester Bangs sessions, Creem offices 1976 (bootleg)

Certi materiali sonori sono aprioristici. In senso kantiano.

Dopo questa frase mi ci vuole una birra, una sigaretta e magari un tiro di popper. O qualcosa di meglio.
Ma lasciamo perdere i ricordi universitari. Chè filosofia e rock'n'roll, per quanto interlacciati, non fanno bella figura a livello manualistico. E' roba che devi dedurre, percepire, sentire. E basta. Anima e carattere, non libri e conferenze.
E allora vediamo di percepire.

Quello che abbiamo qui, reperito in rete e mai stampato in alcuna forma che esulasse dal nastro per tape trader e\o cd-r (in tempi più recenti), è un manifesto criptico, di quelli che si leggono e magari si capiscono dopo tempo. Oppure si capiscono al volo con la necessaria dose di know-how e mitologia. Di certo non è una collezione di brani immediati, da scoprire per la loro orecchiabilità ,sensibilità compositiva o qualità di songwriting.

Metti che è un giorno di quelli un po' così. Niente da fare e nessuna voglia di star buoni in casa o andare al cinema. Non parliamo poi di lavorare. Per ca-ri-tà.
Metti che ci sono Lester Bangs e Peter Laughner nella stessa città. Peter è andato a trovare Lester, dato che scrivono entrambi per Creem e si intendono alla perfezione. Tra borderline di solito scatta la scintilla, è noto. E si piacciono, se la danno da intendere, si ubriacano insieme, si fanno di tutto (e con due così, occorre prendere il termine "tutto" nella sua accezione più stretta e non passibile di libere interpretazioni). Poi capiscono che lo stato attuale della musica è pietoso e solo loro - eletti e illuminati - possono rendersi conto di cosa sta accadendo e trovare il modo per contrastarlo. Ma sanno di essere solo in due contro un'orda di illetterati del rock. Nemmeno Davide contro Golia era così in minoranza.
E allora la grande pensata. Risolutiva. Si va negli uffici della redazione di Creem. A quell'ora non c'è nessuno. Perchè i giornalisti rock, all'epoca, mica erano colletti bianchi come adesso. Genio e sregolatezza, o semplice svacco, come i musicisti di cui scrivevano. E forse il segreto era quello. Come dire: è difficile scrivere di cose che vivi di seconda mano. E infatti... vogliamo parlare del gironalismo musicale degli anni Ottanta e seguenti? Meglio di no, via. Non infiliamoci in vespai dolorosi e forieri di polemiche inutili, perchè è stupido fare polemica su concetti inesistenti.
Dicevamo: la redazione di Creem. Io me la immagino la redazione di una rivista musicale come Creem a metà anni Settanta. Computer? Sì, certo. Un sacco di computer. E magari anche il teletrasporto e il macchinario per tramutare l'alluminio in oro. Sveglia: macchine da scrivere, poche e bisunte. Qualcuna elettrica, altre ultra low-fi.
E poi carta e cartaccia, un paio di telefoni, scaffali sghembi pieni di vinile, cassette e qualche cartuccia Stereo 8 ancora incellophanata. E bottiglie vuote, lattine, cartocci di cineserie take-away, posaceneri zeppi da far vomitare.
E il bagno. Per dio il bagno. Tipo i cessi della stazione di Anagni: intasati e mortiferi (tanto che l'ultima volta che ci sono stato ho pisciato contro il muro del magazzino attrezzi in pieno giorno).
Per terra c'è del linoleum giallastro, pieno di bruciature di cicca e incrostazioni paleolitiche.

Quando hai mischiato il Romilar allo speed e l'hai annaffiato con una dozzina di birre e un po' di scotch a buon mercato, il cervello ti gira a mille. Gira su circuiti tutti suoi, ma gira.
E allora Lester e Peter si buttano di testa in pista. Chitarra acustica, due voci, qualche battito di mani. E' un Carnevale di cover smozzicate e riconvertite, di gorgogli e deliri, di improvvisazioni su riff estemporanei. Il telefono suona, ogni tanto. Peter vuole andare al 7-11 giù all'angolo a prendere altro da bere. Lester canta che tardano a pagarlo e si impappina come un alcolista da osteria. Ma la musica scivola fuori dalle bocche e dalle dita.

Coro di ubricahi. Lampo di genio.
Idiozia impresentabile. Momento memorabile.
Tutto è in bilico tra gli estremi, nei 22 frammenti che sono finiti su nastro. E la cosa peculiare è che siano stati registrati. Come se i nostri due amici avesero la consapevolezza o l'arroganza sacrosanta di essere lì lì per partorire qualcosa di definitivo.
Come definitiva è la loro rendition di "Knocking on heaven's door" o il tormentone d'improvvisazione "Goodbye Lou". E poi c'è "Sister Ray", anche in versione rovesciata.
Voci impastate, lingue che slittano. Ma una chitarra incredibilmente lucida, come se si suonasse da sola.
E poi ancora una sbullonatissima "Lester Ray", a suggello, quasi, del tutto.

Ironia della sorte. O semplicemente dato di fatto: da lì a un anno circa Laughner sarebbe morto e Bangs avrebbe scritto un famoso pezzo-epitaffio in cui dichiarava "io scelgo la vita", come a voler rinnegare gli eccessi che il rock'n'roll si porta inevitabilmente dietro.
Io scelgo la vita. Certo. Salvo poi morire in circostanze poco chiare con un tot di pillole nello stomaco.
Lester, Lester, Lester... ma a chi volevi darla a bere? Tu eri della stessa pasta di Peter. E lo sapevi meglio di tutti.

Allora: trovatelo. Chiudete gli occh. Bevete un paio di birre e visualizzate alcuni concetti basilari. Cleveland, Creem, Romilar, Bangs, Laughner. Provateci più volte. E riprovateci ancora.
Poi mi saprete dire.

Una curiosità: Jim Derogatis in "Let it blurt" data la session 1976. Alcuni trader, invece, la indicavano come risalente al 1975. Crediamo a Derogatis? Ma sì, và...


mercoledì, aprile 26, 2006

Prossimamente:

- il bootleg più delirante del trentennio: Lester Bangs & Peter Laughner
- recensione di From The Velvets to the Voidoids
- il giorno che mi piaceranno i Beatles e le loro emanazioni soliste sparatemi in faccia

Stay tuned, tunafaces.


domenica, aprile 16, 2006



















Peter Laughner

Non so molto del disco qua sopra (publicato da Tim Kerr). Ma ok. Lo ammetto: l'ho scaricato perchè non lo trovavo. E con lui ho scaricato una decina - o poco meno - di bootleg e 45 giri del buon Peter in compagnia di varie formazioni.
Dylan che si è fatto in vena una sprizza di speed in compagnia di Lou Reed e che suona di spalla ai Flaming Groovies e agli Stones. Lo vogliamo definire così, musicalmente?

Ma anche no, chè Laughner fu capace anche di delicatessen blues o acustiche che poco ingranano in quel contesto.

Vediamo di capirci. Qui siamo in presenza di una di quelle leggende iperuraniche. Metafisiche. Personaggi che hanno sfiorato questo letamaio e nessuno ricorda o quasi, ma lo hanno reso un po' meno merdoso o semplicemente un filo più comprensibile.
Se non ci fosse stato lui probabilmente nessuno avrebbe mai ascoltato Rocket from the Tombs, Pere Ubu e Dead Boys. Avete capito bene, punkettucoli delle mie braghe molli. Se vi dicessi che 3/4 dei pezzi dei Dead Boys sono riciclaggi di brani di Laughner (magari co-scritti con O'Connor alias Cheetah Chrome)?
Questo vi dia la dimensione della sua magnificenza. Di uno che a 21 anni scriveva "non è divertente sapere che morirai giovane?" e a 24 si spegneva nel sonno per una pancreatite acuta.
Di uno che scriveva più canzoni che liste della spesa. Di uno che ha girato più gruppi di uno zingaro. Di uno che - per dio - ha scritto "Ain't it fun". Di uno che la notte in cui è morto, appena prima di coricarsi, ha registrato una cassetta di sola voce e chitarra, poi si è accasciato per dormire e non si è più svegliato. Era il 22 giugno 1977.
Parliamone, cristo. Che sappiate ciò che è da sapere.

Quella sera Laughner aveva partecipato a uno strano evento musicale-poetico in cui, con l'ex moglie Charlotte, aveva letto poesie e suonato qualche pezzo (lo immortala il bootleg "Amicable divorce": cercatelo asini, ma prima ascolate la musica, ché altrimenti si va sul difficile ed è meglio procedere per gradi). Rientrato a casa, come dice nell'intro parlato del bootleg di cui sopra, si trova con 6 birre e un pacchetto di Lucky Strike. La chitarra e un registratore. E schiaccia il tasto "play".
La sua voce è roca, molto diversa da quella a cui ci aveva abituato. E' sul baratro Peter e non per nulla il dottore, qualche mese prima, gli ha detto: "Smetti tutto". E lui, chiamando Lester Bang al telefono aveva scherzato: "Lester, non devo più bere e prendere droghe se no ci resto secco. D'ora in poi solo erba e valium... insomma, qualcosa uno deve pur farla, no?".
E' a pezzetti. Provato da un divorzio, dalla costante disintegrazione dei suoi gruppi, dal dilemma se unirsi ai Television o meno (non lo aveva fatto, per un solo soffio: troppe responsabilità forse...).
Schiaccia "play". Suona. E butta giù 19 brani, tra cui cover di Television, Stones e Robert Johnson. Ogni tanto parla, come se avesse un pubblico davanti, come se spiegasse ciò che succede.
Ogni tanto incespica, come nella versione di "Wild horses" ai limiti del barocco da osteria. Ma lascia colare mezza anima. Prova con l'armonica inun brano, ma ha il fiato di un piccione morente.
E suggella il tutto con una "Summertime blues" da un minuto e venti.
Lì si chiude il gioco. Per sempre.
Ascoltatelo da soli, a volume alto, possibilmente in cuffia per cogliere le sfumature e i rumori. Come minimo dovete avere ingerito una mezza dozzina di birre e qualche additivo chimico (ma anche naturale). Altrimenti non vale. E non potreste capire, cristo.

Qui non si scopa, non ci sono compiacenti groupies a ciucciarti il prepuzio, non si beve allegramente e non si rockeggia per il gusto di fare casino.
Qui c'è il diavolo che ti azzanna i polpacci e ti avvelena. Anche se fuggi, il morso ti ha inoculato il morbo. Tenti di scacciarlo a colpi di scotch e brandy. A colpi di eroina e pillole. Ma ce l'hai, baby. Ce l'hai in circolo. Non c'è via d'uscita.

L'ennesima vittima schiacciata sull'autostrada del rock'n'roll.

Ascoltare. Subito.

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