venerdì, dicembre 03, 2004

RELICS TO DIE FOR [recensioni]




IAN HUNTER "all american alien boy" (1976, CBS, LP)

voto: **

Mott e Mott the Hoople. Do you remember, honey? Vi ricordate di questa band? Ok. Lo so. La maggior parte di voi non l'avrà mai voluta neppure ascoltare. E' un errore comune e potreste essere anche perdonati... MA... è necessario rimediare al più presto.
Un uomo o una donna non possono fare a meno di un brano come "The ballad of Mott the Hoople" per potersi definire tali. Altrimenti non valgono mica molto... anzi, nulla. Fate voi.
Dopo i Mott the Hoople, il carismatico cantante Ian Hunter intraprese la carriera solista (che continua tuttora). E che carriera.
Avete abbastanza palle, anima e cuore per ascoltare questa musica? Rispondete. Oh, piccolini... non lo sapete... certo, non avete idea di cosa rispondere. Allora vi serve una descrizione esauriente della materia, vero?
I solchi di questo suo secondo album sono un sublimato di rock, rock'n'roll, tristezza strisciante e disillusione. Un Bob Dylan con gli occhiali a specchio e il chitarrone elettrico, un Blind Lemon Jefferson che cavalca la tigre del glam rock con un piglio punk, senza scadere nel ridicolo.
Iniziate a capire?
Ok, un ultimo tentativo per venire incontro alle fascie meno dotate. Avete presente Jeff Dahl? Ecco, io se fossi Ian Hunter lo citerei per plagio di immagine. Per non parlare della musica. Solo che il buon Jeff è più punkettaro, laddove Ian è il progenitore e, per questo, più compassato, emozionale e profondo. Come dite? Non vi servono i progenitori?
Perfetto. Ma voi, allora, a cosa servite?




GUN CLUB "Miami" (2004, Sympathy, CD reissue)
voto: &

Il giorno che riuscii a procurarmi la mia prima copia di questo disco, dopo anni di ricerche, non fu esattamente uno dei più felici della mia vita. Era il 1997: il materiale dei Gun Club si trovava piuttosto facilmente... diciamo con la stessa facilità con cui ognuno di voi uscendo di casa poteva trovare 500.000 Lire infilate sotto allo zerbino.
Avevo cacciato questo fottutissimo pezzetto di vinile per anni e - senza, peraltro, neppure l'aiuto di internet - non ero mai riuscito a metterci le zampe sopra.
Dicevo, comunque... quel giorno d'estate ero appena stato licenziato da una cooperativa di figli di puttana mafiosi e tangentisti. Faceva caldo. E me l'ero appena preso dolorosamente in quel posto; certo, andandomene avevo riempito di cemento in polvere le vaschette delle lavatrici e avevo svaligiato l'armadietto dei medicinali della comunità, ma... erano magre soddisfazioni. La dura verità era che avevo perso una fonte di reddito e guadagnato una fonte di rompimento di coglioni senza precedenti, in casa.
Non ce la facevo a tornare dai miei a sorbirmi l'ennesima menata tipo: "Tagliati i capelli, coi tatuaggi non troverai mai lavoro, fai il concorso, vestiti bene, piantala con 'sta musica, è ora di mettere la testa a posto, sembri un drogato, guarda il figlio di XXX...". Proprio non ce la facevo. Così me ne andai a fare un giro in un negozio di dischi. Ero appena entrato quando il proprietario mi allungò una borsa bianca dicendomi: "Toh, questo è per te; un regalo". Dentro a quella borsetta c'era una copia di "Miami".
Cazzo, "Miami".
Me ne andai a casa in trance, mi sorbii una quindicina di minuti di menate senza fare attenzione, poi ascoltai "Watermelon man" e me ne uscii di casa sbattendo la porta mentre mio padre bestemmiava con mia madre dicendo che ero un fallito testa di cazzo.
Quella sera mi ubriacai da solo al chiosco dei camionisti, bevendo Campari e gin.
Poi andai al Guercio, ma non scesi neppure dalla macchina: un paio di auto degli sbirri stavano fermando tutti quelli che si dirigevano verso il centro sociale e un paio di miei amici, già fermati e in attesa di controllo, provvidenzialmente mi fecero segno di andarmene.
Vagai da solo per un po' e finii al Bar Nizza per un paio di Borghetti della staffa. Tentai di chiamare C per farmi fare un pompino, ma la schifosa era in vena di preziosità. Certo, proprio lei che qualche sera prima mi implorava di infilarle una bottiglia mezza piena di Beck's nel culo.
E finii a casa distrutto dall'alcool.
Ecco, forse a voi sembrerà tutta un'accozzaglia di stupidaggini. Ma "Miami" per me è questo. E' il dramma della provincia, il dolore del sentirsi come la merda infilata nel battistrada di uno scarpone, la consapevolezza lancinante di sapere trovare conforto solo in cose che sono considerate disprezzabili e dannose.
"Miami" è il diavolo che si traveste da cocktail per infettarti da dentro.
"Miami" è la donna che ami e che, appena finito di scopare, ti dice: "Devo fare in fretta perchè se no il mio fidanzato si arrabbia"
"Miami" è la donna che scopi così per semplice necessità, per ammazzare il dolore... e che non hai il coraggio di guardare in facciase non di sera e al buio.
"Miami" è essere licenziati per avere detto quello che era giusto alle persone sbagliate. E andarsene con le tasche piene di psicofarmaci rubati.
"Miami" è guidare da soli, con la fronte sudata e il cervello spappolato dal gin, sapendo che ovunque andrai sarà una merda. Ma da qualche parte devi pur andare.
"Miami" è il blues, il punk, il rock. E' l'inferno reso capolavoro.
Se solo queste cazzo di ristampe della Sympathy avessero la copertina conforme all'originale... comunque, non fate gli snob indie del cazzo. Perchè questo disco è un'esperienza. E se non la fate, beh... dove credete di andare?

8 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Reverendo je t'aime.

Ti amo perchè non sei mai di moda quindi sempre di moda
Ti amo perchè sei sempre te stesso.
Ti amo perchè sei quasi umano
Ti amo perchè sei così sbagliato che sei giusto
Ti amo perchè sei nato nel 1970
Ti amo perchè odio tutti gli altri
Ti amo perchè fondamentalmente sei solo un tossico
Ti amo perchè sei fedele
Ti amo perchè bestemmi
Ti amo perchè se continui così finirai male
Ti amo perche a 34anni porti ancora la t shirt Overkill
Ti amo perchè vedendo te mi sento meno inadeguato
Ti amo perchè una rece così non la reggero mai altrove
Ti amo perche non hai la fica e non potro mai amarti.

Reverendo je t'aime

shesaidestroy

12:48 PM  
Anonymous Anonimo said...

gran pezzo, Andrea... "Miami" lo comprai per caso, ancora pischello, nella seconda metà degli anni '80, scartabellando in uno scantinato di Ascoli Piceno. Lo pagai la modica cifra di 4.000 lire. Poco dopo ebbi il culo di vedere Jeffrey e soci, a due passi da casa mia, in uno dei più grandi e dimenticati festival italiani: il Rock Roads di Giulianova (TE)...tempi andati.
manuel

4:09 PM  
Blogger AP said...

Baci e rock'n'roll, cari...

The Vicar

11:19 PM  
Blogger xxx said...

caro vicario, non avresti potuto iniziare questa zine in modo migliore. passerò spesso di qua...

7:10 PM  
Anonymous Anonimo said...

Miami!
Porca puttana ancora adesso non riesco a trovarlo!!
Tre negozi di dischi setacciati per una settimana: ristampa esaurita dovunque!
Mi girano un po' le palle...

Comunque ne ho una copia: devo ringraziare a vita il bassista dei (furono) Countdowns.
Mi feramai a chiacchierare con lui dopo un concerto a Milanal (erano in tour con Demolition Dollrods e Andrè Williams).
Finimmo a parlare degli Stooges.......

["Una volta a Detroit, sto tipo - un tizio anonimo, capelli bianchi, occhiali..- viene nel backstage e inizia a chiacchierare con Andrè Williams. I due si conoscevano.
La sera dopo sto tipo si ripresenta nel locale con un sax.
Suona con noi.
Improvvisa sui pezzi e fa venire i brividi: rumore puro, jazz..Fun House insomma!
Alla fine del concerto vado da lui e gli faccio:"Cazzo, sei bravissimo!Come ti chiami?"
"Steve Mackay"
Per campare fa l'elettricista."]

...e arriviamo a parlare dei Gun Club.

IO: "Ci ho messo anni a trovare 'Fire Of Love' e l'ho anche pagato una cifra!" (nel 1997 -vedi un po'- da "Zab" quando ancora c'era Stiv Rottame)
LUI: "Fire Of Love è splendido, ma il mio preferito resta Miami"
"Cazzo! Non lo trovo da nessuna parte!Lo cerco da anni!!"
"Forse ti faccio felice...."

Sparì per due minuti.
Tornò con in mano una cassetta.

"Non ho trovato , la custodia..."

Ancora oggi, grazie John Sellers.

12:08 PM  
Anonymous Anonimo said...

Ho dimenticato di firmare il post precedente (quello lungo lungo lungo lungo)

Finalmente un bel posto da visitare in internet senza andare troppo lontano...

Jacopo-

PS
Ciao Manuel, sapevo che ti avrei trovato qui.
Ah, una cosa: sono diventato una puttana....

12:17 PM  
Anonymous Anonimo said...

qualcuno diceva che se si lavora in un bordello tanto vale essere la puttana migliore...cerca di farti valere Jacopo!
manuel

8:59 PM  
Anonymous Anonimo said...

diocane, il panegirico all'inizio in forma di poesia è veramente nauseante; vicario, non ti fa un po' schifo chi ti lecca il culo così??

5:44 PM  

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