domenica, giugno 19, 2005

RELICS TO KILL FOR [recensioni]



V/A - ORIGINATORS OF NORTHERN DARKNESS - A TRIBUTE TO MAYHEM (2001, Avantgarde Records, Cd)

voto = *

Volenti o nolenti, non si può mettere in discussione quanto proclamato nel titolo di questo tributo alla band norvegese (per le cui gesta, musicali e non, vi rimando alla prima recensione a firma del sottoscritto nell'archivio di questo blog): se infatti proporrei di istituire pene corporali di duecento nerbate minimo a chi asserisce con convinzione che il Black Metal sia nato in Norvegia all' inizio degli anni novanta, non posso però che concordare col fatto che i Mayhem siano stati proprio coloro i quali hanno dato orgine al "buio del Nord", cioè al suddetto Metallo Nero proveniente dalla terra dei fiordi, e non solo (basti pensare alla vicina Svezia. Il Black finlandese resta invece un discorso a parte).
E' risaputa la notevole influenza esercitata da Euronymous e compagni sul passaggio dal Death Metal-standard a questo nuovo tipo di Black Metal da parte di bands di loro connazionali quali DarkThrone, Emperor (allora nelle vesti di Thou Shalt Suffer), Immortal, Burzum (un giovane Count Grishnack militava nei deathsters Old Funeral), e altri ancora, col morbo Black (chiamiamolo "la seconda ondata") che si andò rapidamente estendendosi a tutta Europa e oltre (peraltro con risultati spesso ridicoli, man mano che gli anni passavano…ma di questo parleremo magari un'altra volta).
Nel 2001, l'etichetta del milanese Avantgarde (ex Obscure Plasma, che nel '93 fece uscire il live-Lp dei Mayhem "Live in Leipzig", poi ristampato plurime volte) decise di buttar fuori questo cd, in cui dodici bands dell'area Black/Death mondiale tributavano il loro riconoscimento e/o la loro ammirazione ai Mayhem coverizzandone altrettanti pezzi. Ovviamente la maggior parte dei brani sono quelli del fenomenale "De mysteriis dom Sathanas" (vedi sempre nell'archivio del blog), ma non manca qualche pezzo tratto dalle altre (poche) releases del gruppo nordico.

Si parte con gli IMMORTAL (vedi sopra) che si cimentano in una "From the dark past" molto fedele all'originale, con Abbath Doom Occulta (ma nel '01 mi sa che era solamente Abbath!) che imita lo stile vocale di Attila Csihar (l'ungherese responsabile delle grandiose parti vocali sul succitato "De mysteriis…"), non raggiungendone le vette, ma centrando comunque l'obiettivo. Pezzo suonato benone e registrato bene. Ecco, uno dei problemi che si possono incontrare coverizzando i Mayhem (oltre a quello di ricrearne l'atmosfera malsana) è riuscire a riprodurre le parti di batteria di quel mostro di tecnica e velocità che è il buon Jan Axel Blomberg detto Hellhammer; Horgh degli Immortal ci riesce, qualcun altro che vedremo ora…no!
Passiamo infatti agli svedesi DARK FUNERAL, uno dei gruppi a mio avviso più sopravvalutati dell'intera scena Black Metal, di cui gradisco solo l'ep d'esordio e il primo album ("The secrets of the black arts"), anche perché poi cambiarono tutta la formazione ad eccezione del chitarrista e iniziarono a fare dischi, per i miei gusti, di merda, nonché a coprirsi di ridicolo quando l'ex death metaller Masse Broberg (che fu anche il primo cantante degli Hypocrisy), meglio noto con l'imbarazzante nomignolo di Emperor Magus Caligula, riuscì quasi a morire dissanguato tagliandosi da solo in una gamba con una spada di scena… Questi miei "favoriti" fanno la cover di "Pagan fears" con un brutto suono e una registrazione così così, specie per la batteria dove la doppia cassa, se c'è, è inudibile. Il pezzo comunque è rifatto male, con un riff riprodotto in maniera diversa (orrore!), una batteria suonata anche in maniera abbastanza oscena (lontanissima dalla precisione chirurgica del "martello infernale" di cui sopra) e l'atmosfera malsana dei Mayhem completamente assente (contrariamente agli Immortal, che invece han saputo ricrearla). Salvo qualche uscita chitarristica di matrice prettamente svedese (che non c'azzecca una mazza, ma che resta comunque buona) e la voce del mio "socio" Emperor Magus Forrest che si mantiene a livelli decenti. Però, altro che "Teach children how to worship Satan" (un loro ep di covers che contiene anche questo pezzo), ai bambini insegnamogli magari a non rifare gruppi di cui non si è all'altezza, neh?
Meno male che adesso ci sono i VADER! Sinceramente i polacchi non sono al top delle mie preferenze, ma hanno tutta la mia ammirazione e rispetto per essere in giro dalla seconda metà degli anni '80 (furono colleghi dei Mayhem in quell'epoca storica del metallo estremo underground), per la gran tecnica in loro possesso (sempre però al servizio del pezzo!) e per aver comunque fatto dei bei dischi senza mai snaturarsi. Sorprendentemente ci provano con "The freezing moon" (uno dei classicissimi dei Mayhem), quando io mi sarei aspettato qualcosa più in linea col loro stile trituratutto, tipo una "Buried by time and dust", per intenderci! E invece becchiamoci 'sta "The freezing moon"! Da ex-coverizzatore del brano in questione con la "true Valtellinean Black Metal" band dei Deflorator nel periodo 96/97, posso affermare che il pezzo è abbastanza facile da rifare, ma difficilissimo da rendere come atmosfera: i Vader, oltre a suonarlo alla grande (qualcuno aveva dubbi?), ce la fanno e riescono anche a personalizzarlo con vari innesti, tipo degli effettacci sull'arpeggio iniziale (evitabili!), un'armonizzazione simil-Metallica (periodo "Master of puppets") sul riff a tempo medio che segue, e in generale un'impronta effettivamente Vader! Qui il batterista (lo storico Doc) non teme certo confronti con Hellhammer (peraltro la parte veloce è rifatta ben più a manetta di quella originale), siamo un po' a livelli Pelè vs. Maradona! La voce del buon Peter (anche chitarrista ed unico membro della band sopravvissuto dall'86 ad oggi) è profonda, quasi parlata e sussurrata, anche se a volte (vedi break centrale) un po' sopra le righe, quasi a sembrare un Pete Steele -periodo Type O Negative- de'noantri!. Pollice verso per l'assolo di chitarra rifatto in maniera diversa (ok che quello di Euronymous era forse un po' troppo minimale che per dei tecniconi come i Vader rifarlo uguale suonava quasi come un'offesa, però…non si fa eh!).
Torniamo in Norvegia con gli EMPEROR, gruppo che probabilmente senza i Mayhem mai sarebbe nato! Anche loro, come gli Immortal, pagano il tributo con una versione di "Funeral fog" (altro mega-classico!) fedele all'originale, ma col tocco delle tipiche tastiere "emperoriane" affiancate alle armonizzazioni di chitarra. Ihsahn canta un po' a metà fra Attila e Dead (i due singer delle versioni più classiche di questo pezzo) e Trym alla batteria potrebbe fare l'Eusebio nel confronto simil-football di cui sopra! Alla fine del pezzo gli "imperatori" schiaffano qualche secondo dell'arpeggio iniziale di "The freezing moon" con tanto di campana a rintocco in sottofondo.
Ancora in Polonia! La terra della defunta Grande Meringa (citando Benni) è da lustri fucina di violente e sataniche Death/Black Metal bands e fra i nomi più noti ci sono i BEHEMOTH: nati a inizio dei novanta come combo Black Metal, i nostri avevano già coverizzato i Mayhem su un loro demo rifacendo "Deathcrush". A inizio dei duemila erano virati di molti gradi verso il Death (strano caso di processo al contrario!) e ancora una volta sceglievano un pezzo dei primi Mayhem, quelli pre-svolta Black e ancora dediti al Death/Thrash. Il brano è "Carnage", originariamente incluso su "Pure fucking armageddon" (primo demo datato '86), ma riproposto anche sul "Live in Leipzig" e sulla compilation "Projections of a stained mind" (unica testimonianza in studio dei Mayhem con Dead). La versione di polacchi è un pezzo Death sfolgorante e velocissimo con una batteria sparatissima ad opera del mitragliere Inferno; anche la voce del leader Nergal è più sul Death che sul Black, ma effettivamente all'epoca di questo pezzo i Mayhem col Black c'entravano come il Berlusca con la politica propriamente detta! Il finale del brano è un mix pazzoide della parte centrale strumentale di "Buried by time and dust", dell'assolo di "The freezing moon" (rifatto sì identico, ma su base ai limiti del Grind!) e di una manciata di secondi del riff portante di "Deathcrush"! S.P.Q.P. (Sono Pazzi Questi Polacchi)!
Ri-imbarchiamoci sulla tratta Danzica-Oslo e andiamo a trovare i LIMBONIC ART, duo della terza (!) generazione del Black norvegese, ora sciolto, che fra il '97 e lo '02 fece uscire ben cinque albums di Black sinfonico col santino degli Emperor sul comò! Qua i due si lanciano in una versione di uno dei pezzi più progressivi dei "veri" Mayhem: "De mysteriis dom Sathanas". Sfida stimolante che i nostri vincono alla grande! La voce di Daemon raggiunge quasi i livelli di Attila (anche nelle parti "pulite") e il pezzo è reso "alla norvegese", cioè in maniera fedele all'originale. Nessun problema di batterista qua, i nostri usano infatti una batteria elettronica (che può giocare il ruolo della Playstation nel paragone calcistico di cui sopra!).
L'abbiamo citata già qualche volta e finalmente eccola qua: "Buried by time and dust", il pezzo più devastante dei Mayhem è affidato ad una band della seconda ondata "nera" proveniente dalla Norvegia, i KEEP OF KALESSIN, gruppo dedito alle sonorità Black della vecchia scuola connazionale. Anche loro, da buoni "Norse-men", si attengono fedelmente alla versione originale: il risultato è più che buono anche se non memorabile. Il suono è un po' caotico, la voce (pare di tale Ghash) decisamente ok! Una cover onesta!
Ancora Norvegia con un altro gruppo della "second wave", quei GORGOROTH, che a metterne assieme tutti i componenti passati e presenti vien fuori una buona rosa per una squadra di serie A (e da quelle parti sono passati anche "campioni" come Frost dei Satyricon, Samoth degli Emperor, il suicida Grim ex Immortal/Borknagar e Ivar degli Enslaved). Con una formazione senza stars la band del leader Infernus (chitarra) tenta ambiziosamente di rifare "Life eternal", il pezzo più emozionale dei Mayhem, difficile da reinterpretare in tutti i sensi! E difatti il tentativo fallisce miseramente: la versione presentata è confusionaria, addirittura (reato massimo per dei coverizzatori) qualche parte viene bellamente tagliata (come fa Mediaset coi film comici italiani anni 70/80 nelle programmazioni attuali!). La voce di Gaahl è monocorde e quasi inespressiva, specie se confrontata con la superba interpretazione di Attila, e il basso di tale King Ov Hell (sì vabbè…) non esegue tutte quelle uscite grandiose della versione originale ad opera di Count Grishnack (che sarà anche un fascista criminale, ma che come bassista vale cento Necrobutcher -per il profano: attuale bassista dei Mayhem, nonché membro fondatore). Lo scempio è completato dalla parte veloce finale a livelli quasi imbarazzanti nel confronto con l'originale. Insomma, fosse un brano dei Gorgoroth (che peraltro han fatto anche dei buoni dischi nella loro decennale carriera) sarebbe un gran bel pezzo, peccato per loro che sia dei Mayhem e che esista già su un disco non dei Gorgoroth!
Restiamo nella terra dei fiordi e dei Turbonegro con un altro nome a suo modo storico del panorama Black made in Norway, i CARPATHIAN FOREST. Loro vanno a recuperare l'unico pezzo dei Mayhem apparso sull'inascoltabile primo demo "Pure fucking armegeddon" e mai più riproposto altrove: "Ghoul". Ne esce un pezzo che può ricordare i Bathory dell'album "The return…" (e qui si parla di storia, fra parentesi!); la registrazione è più che buona e per questo risulta inutile ogni confronto col suono stile segreteria telefonica coreana del demo dei Mayhem! Bravi comunque i "vampiri" nordici con la fissa del sadomaso!
Coi francesi SETH entriamo in un territorio sconosciuto al sottoscritto per due motivi: il primo è che conosco la band solo di nome (anche perché, a dirla tutta, il Metallo francese ha su di me lo stesso appeal di un "Bisteccone" Galeazzi nudo e cosparso di miele! E poi, tolte un paio di buone Death Metal bands quali Loudblast e Agressor, i mitici Trust -da queste parti famosi soprattutto per la connessione "Anthraxiana"!- e altre Heavy Metal bands degli 80's apprezzabili più che altro per l'aspetto "naif" del cantato in lingua madre, tipo Sortilège, Vulcain e Killers, non è che oltralpe rimanga altra trippa per gatti!), mentre il secondo è che la scelta della cover cade su "Into thy labyrinth", pezzo tratto dall'Ep del '97 "Wolf's lair abyss", il primo disco dei Mayhem post-Euronymous che sinceramente non credo di aver ascoltato più di due o tre volte! Non conoscendo quindi bene il brano mi limito a dire che i transalpini si rendono autori di una buona prestazione, suonando bene e con una bella registrazione.
Via da baguettes e croissants e torniamocene in Norvegia, dove ci rechiamo a sentire i GEHENNA, band a metà fra prima e seconda ondata, che io ricordo più che altro per quella fighissima tastierista (Sarcana) che suonò per qualche anno con loro (miei conoscenti romani vociferano di un epico concerto capitolino con Satyricon e appunto Gehenna, dove la bella norvegese venne apostrofata nel pre, nel durante e nel post concerto con apprezzamenti vari a sfondo sessuale, di cui il meno volgare era "Ao', a' bella figa viè qua che te' apro!"…). Senza la ragazza in questione (pare dedita alla Techno adesso!) i Gehenna rifanno "Cursed in eternity" sempre "alla norvegese", cioè fedele all'originale; registrazione non eccelsa, ma pezzo ben suonato. La voce è più che ok, pur non confrontandosi con le varie modulazioni della versione di Attila: Sanrabb vola basso e si tiene sul monocorde uscendone comunque bene.
A chiudere la compilation troviamo l'unico gruppo non europeo, i texani ABSU (che comunque vantano/millantano ascendenze scoto-irlandesi) alle prese col classico per eccellenza dei primi Mayhem, ovverossia "Deathcrush" (pezzo coverizzato da molte altre bands nel corso degli anni, vuoi anche per la struttura e i riffs piuttosto semplici, suppongo! Ricordo anche che Hellhammer entrò nel gruppo solo attorno all'88, mentre prima dietro i tamburi sedeva Manheim -nome che a me ha sempre fatto venire in mente la squadra tedesca del Waldhof Mannheim, fra l'altro!-, non certo un "drummer-extraordinaire", anche se nemmeno una pippa; e un altro confronto meno gravoso è quello con la voce di Maniac -peraltro a mio avviso orrenda, sia ai tempi che adesso-, rispetto a quello con mostri sacri quali Attila e Dead), scelto probabilmente come omaggio al metallo estremo degli 80's con cui i nostri sono cresciuti e che puntualmente citano in ogni intervista con grande passione! Registrata bene e con un suono decisamente potente, questa "Deathcrush" a firma statunitense diventa quasi un pezzo degli stessi Absu, nello stile di quelli del loro terzo album ("The third storm of Chytraul"). E si sa che con gli Absu si va sempre sul sicuro! Alla fine del pezzo, dopo una manciata di secondi, i nostri ripropongono anche "Silvester anfang", l'intro di "Deathcrush" (sia nella versione demo che in quella su Ep) , che peraltro non era nemmeno suonato dai Mayhem, bensì da Conrad Schnitzler (una figura istituzionale della scena Elettronica tedesca, di cui Euronymous era grande fan, famoso soprattutto per la militanza nei Tangerine Dream, che donò quest'intro ai Mayhem!). Il tamburellante strumentale viene riprodotto pressochè identico e funge anche da outro per l'intero Cd.
Cd che, in conclusione, viene fuori proprio come un bel lavoro! E non è solo merito dei pezzi originali, ma anche di quasi tutte le bands che hanno contribuito. Magari la scelta delle stesse non fu proprio azzeccatissima; certo, probabilmente a definire queste dodici contribuirono anche problemi contrattuali, rifiuti, mancata disponibilità ecc., ma, tanto per fare un po' di discussione stile Qui Studio A Voi Stadio (quindi inconcludente e solo per riempire dello spazio!), vediamo quali altri gruppi avrei incluso in un ipotetico secondo cd!
Dalla Norvegia, a parte i DarkThrone (che non fanno covers per scelta personale) e gruppi come Satyricon o Hades (su cui l'influenza dei Mayhem è stata solo marginale), non avrei visto male i Thorns di Snorre "Blackthorn" (seconda chitarra su "De mysteriis dom Sathanas", nonché compositore di alcuni riffs di quel disco) e gli Enslaved (che Euronymous aveva scritturato per la sua etichetta e che in effetti uscirono per la D.S.P., ma dopo la morte del titolare); invece un Burzum coverizzatore con sole tastierine dal carcere sarebbe stato interessante, ma un po' offensivo! Non mi sarebbe spiaciuto nemmeno sentire cosa avrebbero tirato fuori Arcturus (con Hellhammer alla batteria, peraltro!) ed Ulver, mentre un'eventuale inclusione dei commercialissimi Dimmu Borgir avrebbe classicamente fatto rivoltare Dead ed Euronymous nelle rispettive tombe!
Dalla Svezia ci stavano i Marduk (non fra i miei favoriti, anzi, ma da sempre dichiaratamente influenzati dai Mayhem), mentre capisco che nel 2001 i Dissection avevano qualche lievissimo problema penale, he he! Una versione degli Abruptum (due dischi su DSP per loro) sarebbe stata interessante e, sparandola grossa, anche una di degli eventuali Grotesque e Merciless (primissima band uscita su DSP), entrambi riformati per l'occasione.
Dal resto del mondo avrei contattato quelle bands ancora attive fra quelle che Euronymous fece uscire per la DSP o aveva in mente di far uscire: penso ai giapponesi Sigh e ai nostrani Monumentum (peraltro proprio la band del boss della Avantgarde), e anche agli ungheresi Tormentor di Attila Csihar, che attorno a fine millennio erano tornati sulle scene (seppure in formazione totalmente rivoluzionata). Un pensierino anche ad altri italiani, i Necrodeath (soci dei Mayhem negli 80's), l'avrei fatto, e non avrei tralasciato gente tipo i greci Rotting Christ, gli svizzeri Samael, gli australiani Sadistik Exekution e gli altri giapponesi Sabbat… Insomma, saltava fuori un secondo cd mica male, dai! He he!

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